Gli elementi non-strutturali sono la parte non portante di un edificio, quella che, se danneggiata da un terremoto, non comporta il collasso dell’edificio. Solitamente distinti in parti architettoniche, impianti ed arredi, sono solo apparentemente poco rilevanti per la riduzione del rischio sismico. La loro vulnerabilità sismica, infatti, può portare a considerevoli danni, spesso economici, se parliamo di edifici con un valore esposto di beni e persone per così dire “ordinario”, ma rischia di diventare drammatico e di avere un grave impatto sulla salvaguardia della vita, se sono le strutture strategiche ad essere colpite, quelle cioè che devono in primis rimanere funzionali all’indomani di un terremoto. È il caso ad esempio degli ospedali, dove assicurare la funzionalità delle apparecchiature mediche e la praticabilità delle sale operatorie gioca un ruolo fondamentale nella gestione dell’emergenza sismica, sia per le operazioni di soccorso che per la salvaguardia di vite umane.
“Ogni danneggiamento agli elementi non-strutturali può avere un impatto significativo sul funzionamento di strumentazioni salvavita negli ospedali”, afferma Daniele Perrone dell’Università del Salento in uno studio del 2019. Questo il principale motivo che porta a dedicare una particolare attenzione all’analisi delle loro prestazioni sismiche, con prove sperimentali che, mediante l’uso di piattaforme vibranti -tavole vibranti – simulano le condizioni di oscillazione più realistiche durante il terremoto.